Acetaia Malpighi a Expo 2015: intervista al presidente Massimo Malpighi

In occasione dell’imminente apertura di Expo 2015, lo Studio Michele Magro ha incontrato Massimo Malpighi, presidente della celebre Acetaia Malpighi, che rappresenterà l’essenza del Made in Modena a Milano. La Malpighi, assieme a Musa di Villani Salumi, alla Cantina Cleto Chiarli di Castelvetro e all’azienda agricola biologica Hombre, rappresenta le quattro imprese dell’eccellenza agroalimentare che fanno parte della rete RIMA (Rete Imprese Modenesi Alimentari). Ricordiamo che Acetaia Malpighi è inoltre parte del circuito Discover Ferrari & Pavarotti Land, che collega musei, aziende e centri storici del territorio modenese.

Massimo Malpighi ci ha accolto in una splendida villa settecentesca, sede degli uffici del brand, per parlarci dell’esperienza Expo che lo vedrà protagonista nei prossimi 6 mesi.

La vostra è una grande azienda dalla vocazione internazionale, eppure con una connotazione ancora fortemente artigiana, legata al territorio. Ormai questa è la quinta generazione che porta avanti con successo il marchio Malpighi: avete una “formula vincente”?

La nostra peculiarità è aver trasformato un hobby in un lavoro: mio papà è stato tra i produttori fondatori del consorzio della DOP negli anni ’80, da cinque generazioni portiamo avanti questa passione in maniera dedicata e pura. Io l’ho trasformato in un vero e proprio business che esportiamo in tutto il mondo. Il segreto è l’aver ben presente le nostre tradizioni, i valori che ci hanno contraddistinto e portarli avanti, pur considerando che il mondo attuale e il modo di fare impresa è diverso rispetto a quello di una volta. Ciò ci rende una realtà così particolare del Made in Italy e, come diciamo noi, del Made in Modena.

Perché Expo? E’ stato Malpighi a scegliere Expo o Expo a scegliere Acetaia Malpighi? Avete mai avuto dubbi sulla partecipazione?

Credo fossimo già allenati all’opportunità di Expo, all’accesso a un bacino ancor più ampio di persone: all’interno dell’azienda ci impegniamo da anni, creando una segmentazione che si è fatta via via più importante, l’incoming. Abbiamo la fortuna di avere ogni anno più di 25.000 persone che vengono da tutto il mondo per capire la storia del balsamico, della famiglia Malpighi e la particolarità del patrimonio enogastronomico modenese. I visitatori possono vivere un’esperienza unica, degustano in verticale tutti i prodotti dell’azienda, sentono i profumi, vedono le botti secolari. Ciò è molto importante per capire la vera filosofia di Acetaia Malpighi: avendo un prodotto unico al mondo, che si produce solo qui, è doveroso farlo conoscere ai più. La selezione per l’Expo è nata quindi in maniera piuttosto simmetrica: tanto noi eravamo predisposti, quanto presentavamo le caratteristiche adatte ad essere selezionati.

Che opportunità o sfide vi aspettate da una vetrina come questa? Credete vi saranno benefici anche per il distretto emiliano?

Expo è una grande opportunità per raccontare il mondo italiano, per parlare di cibo; è un evento che ha caratteristiche nazionalpopolari, nel senso buono del termine. Bisogna capire però che non sarà solo Expo a risolverci i problemi di PIL: bisogna saper dare la giusta dimensione. L’indotto ne godrà senz’altro: si parla di 20 milioni di persone in arrivo, di cui un 30% circa dall’estero, ma va considerato con il giusto dosaggio. Ricordo un altro progetto molto importante, il DISCOVER FERRARI & PAVAROTTI LAND, che ha avuto un merito non da poco in Italia: creare un sistema di eccellenze che portano avanti una filosofia comune. Sicuramente un qualcosa di nuovo, che non si fermerà con l’Expo:una ventata di ossigeno legata al turismo, che porterà beneficio alle aziende che vorranno strutturarsi. Un percorso sano, bello per creare una nuova mentalità.

Quali valori cercherete di trasmettere all’Expo? Avete un “prodotto di punta” su cui vi concentrerete maggiormente?

Eccellenza italiana, del made in Italy; la consapevolezza che quando si porta avanti una tradizione di famiglia, come nel nostro caso e in tanti altri casi analoghi del nostro territorio, bisogna avere nel proprio DNA il rispetto per quello che ci è stato dato ma anche la forza di non fermarsi lì, di rendersi conto che il mondo è estremamente grande da un lato e piccolo dall’altro e cercare di raccontare le potenzialità che l’imprenditoria italiana ha.

Noi presenteremo a Expo in una saletta dedicata un prodotto IGP; da quando l’aceto balsamico di Modena, il famoso “industriale”, ha preso l’igp qualche anno fa, noi abbiamo apprezzato la serietà di questi parametri e abbiamo deciso di strutturarci. Abbiamo fatto già anteprime e showcooking con diversi chef e ora l’anfitrione verrà portato nel suo massimo culmine a Milano.

Presenziare ad una fiera come l’Expo dev’essere davvero difficile, a livello organizzativo…ci svela qualche retroscena?

La più grande paura che abbiamo sono i trasporti! Tuttora abbiamo grossi punti interrogativi sui vari spostamenti: parcheggi, treni… C’è un po’ di ritardo nell’essere operativi con Padiglione Italia, ma la fortuna di Expo è durare 6 mesi, per cui si può sopportare! Dal punto di vista organizzativo, l’operatività non si discosta poi tanto da altre fiere ed eventi che facciamo, pur non essendo tale. Abbiamo cercato di promuoverlo prima di tutto creando dei flyers che spiegassero ai nostri distributori perché venire a visitare  Acetaia Malpighi a Expo, e perché prendere l’occasione da Expo per venire a visitare Modena e la nostra bellissima realtà.

Come vede il futuro del settore alimentare italiano e globale? Qualche consiglio per gli imprenditori nel ramo agro-alimentare che, anche senza essere presenti a Milano, vogliano sfruttare la scia dell’Expo e rafforzare la propria presenza all’estero?

Credo che l’imprenditoria italiana debba assolutamente cercare di fare rete. Purtroppo non è nel nostro DNA, temiamo che il vicino di azienda sia un concorrente, abbiamo paura di raccontare la nostra storia perchè ci preoccupiamo di essere derubati di qualcosa. Dovremmo piuttosto renderci conto che, in un mondo globale, se non creiamo sinergie tra competitors o aziende con caratteristiche analoghe non possiamo andare da nessuna parte. Credo che in un momento così particolare o cerchiamo di risorgere tutti nel collettivo, o ci spegneremo ognuno nell’individuale.

Come imprenditore e presidente di Confcommercio Modena, quale personale consiglio si sente di dare per affrontare i continui mutamenti del mercato?

Il settore agroalimentare ha il beneficio di proporre prodotti unici che sono apprezzati in tutto il mondo. Il Made in Italy, il mangiare e vivere italiano all’estero è davvero un valore aggiunto, ce lo invidiano come non ce ne possiamo rendere conto. Dobbiamo cercare di capire che un maggior nazionalismo porterebbe del bene e del buono per le nostre aziende. Segnali di ottimismo ce ne sono; chiediamo sempre con molta fermezza, come imprenditori, progetti totalitari, non separati l’uno dall’altro. Vogliamo un quadro chiaro, ben definito, dove il lavoro e l’impresa siano al centro di tante tematiche. Il trittico vincente secondo me parte dalle persone, lavoratori che credono nell’azienda, imprenditori lungimiranti che investono e credono nella propria struttura e ovviamente un Governo che sia locale o centrale che aiuti con politiche logiche ed adeguate al momento in cui viviamo. Noi ce lo auguriamo, il cammino è ancora molto lungo.

 

intervista a cura di Arianna Rossi, ufficio Marketing & Comunicazione Studio Michele Magro