Social media e dati: democrazia o sua parodia?
Sicuramente vi sarete accorti che oggi a causa dei social siamo continuamente sottoposti all’altrui sorveglianza.
Si avvera così la profezia di 1984, il romanzo di George Orwell dove il “Grande Fratello” controllava tutto e tutti.
Se ti scappa una sciocchezza o un improvvido «like», di sicuro qualcuno li immortalerà e li diffonderà per esporti alla gogna pubblica.
Aggiungiamo la censura dell’algoritmo, che ti bacchetta per colpe che non capisci, o che non ti pare di avere commesso. La moderazione sui social funziona poco e male e viene affidata per lo più a strumenti automatici. Con lo scopo di contenere i costi, non di rado fallisce, fraintendendo contenuti legittimi e garantendo visibilità virale a notizie false e post offensivi. Proprio come i controlli fiscali dell’Erario sulle società perchè non sono in grado di “leggerne” la complessità.
Le persone non abitano la Rete per informarsi, ma per essere intrattenute e trovare conferma ai loro giudizi e pre-giudizi. Le piattaforme spingono affinché gli utenti trascorrano più tempo possibile sui social, interagendo con contenuti personalizzati, in linea con le loro credenze e i loro interessi, ovviamente individuati per via algoritmica: per lo più siamo target passivi, e non, come ci illudiamo, protagonisti della nostra comunicazione online. Come si diceva un tempo: «se è gratis, il prodotto sei tu». E, ovviamente, i nostri dati.
Ovviamente questo vale anche per le aziende che inconsapevoli o meno offrono alla rete spesso gratuitamente una serie di informazioni utili per profilazioni e analisi statistiche.
Oggi la drammaticità della situazione globale che stiamo affrontando, fra emergenze di vario tipo e natura, sembrerebbe richiedere a tutti di schierarsi pubblicamente: per noi, comuni mortali, quale migliore palcoscenico dei profili social? Ma i social non sembrano davvero il luogo più consono al dibattito democratico. Forse sono più adatti alla sua parodia.
Preoccupante è la sicurezza inossidabile con cui tutti si sentono informati, preparati, competenti su tutto per risolvere i problemi del mondo. Imprenditori compresi. Si perde la capacità di mettersi in discussione, l’importanza dell’autoanalisi e dell’autocritica. Elementi fondamentali per un miglioramento economico e commerciale.
Ci si chiede, tuttavia, a che cosa serva questo surrogato di democrazia, in cui ci si sente in obbligo di straparlare, senza un vero dialogo o un confronto che possa essere minimamente costruttivo. Dunque, ci si sottrae: perché non si tratta più di confrontarsi con la passione altrui, piuttosto di difendersi dall’aggressività, se non addirittura dalla violenza degli interlocutori. Defilarsi con spirito zen sembrerebbe l’opzione migliore.
Ecco allora l’importanza di affidarsi ad un soggetto terzo per aumentare l’obiettività nella comunicazione e dare un parere o un controllo guidato all’attività di azienda.
Lo Studio Magro con la sua esperienza può fare al caso di quelle aziende in difficoltà proprio con la comunicazione interna o esterna. Infatti la gestione del personale e dei dati diventerà sempre più cruciale nell’attività dell’azienda.