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Sfide per il 2024

Non disponiamo di sofisticati strumenti per avventurarci in simulazioni e previsioni sul contesto nel quale si troveranno ad operare le imprese questo anno.

Possiamo però imparare dal confronto continuo con le aziende e le organizzazioni, per le quali stiamo progettando e realizzando interventi, raccogliendo richieste ed esperienze.

Al di là dell’andamento dei mercati e degli indici, delle guerre e le tensioni geopolitiche, ci focalizziamo sulle aziende con una maggiore reattività e resilienza, che preferiscono anticipare gli eventi anziché subirli.

Dopo il Covid lo sviluppo rapido ed esponenziale delle nuove tecnologie digitali e delle relative applicazioni sta imponendo un ritmo incalzante, riducendo i tempi delle strategie, esigendo risposte rapide alle richieste del mercato.

La variabile tempo si è drammaticamente ridotta ed oggi viviamo nella fase dell’istantaneità.

Come disporre di adeguate competenze? Come rivedere i processi o impostare nuove forme di organizzazione più flessibili? Processi non semplici da affrontare richiedono una metodologia adeguata, in grado di assicurare risultati concreti.  La progressiva adozione di soluzioni digitali inoltre metterà sempre più in evidenza il drammatico gap di competenze.

Nei prossimi 15 anni, è stato calcolato che mentre il 14% delle attuali posizioni di lavoro (che richiedono una professionalità medio-bassa) verrà eliminato. Il 34% sarà a rischio perché i titolari di queste posizioni o accetteranno di affrontare seri programmi di reskilling o si troveranno poi marginalizzati costituendo un problema per l’azienda e per la società.

Di fronte a questo scenario, le aziende, anziché ricorrere a meccanismi di prepensionamento, dovranno farsi carico, in mancanza di alternative, di radicali ed adeguati programmi di formazione per adeguare la forza lavoro esistente.

Nel corso degli ultimi anni le imprese hanno fatto notevoli investimenti nel campo della robotica. Ma questo crea una situazione paradossale perché questi investimenti per entrare a regime hanno bisogno di professionalità specifiche che vanno create all’interno. Un impegno che comporta un cambio di passo nella gestione delle risorse dal momento che comporta un’azione di convincimento delle persone, per farle uscire dalla comfort zone, per farle partecipe di questa nuova fase e dell’opportunità di vedere rilanciata e valorizzata (anche in termini retributivi!) la propria professionalità.

Adeguate riforme del sistema scolastico, una seria politica industriale che incentivi gli investimenti e non i sussidi porterebbero nel medio e lungo periodo ad una maggiore ricchezza che, come insegnava Luigi Einaudi, va costruita prima di distribuirla.

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